lunedì 24 dicembre 2012

"Nero" di Tiziano Sclavi


«Nella notte fredda e scura, chi ha paura? 
Chi ha paura?
Ha paura l’assassino di incontrare il suo destino.»


La prima cosa che si scopre leggendo un libro è chi sia il protagonista. Nel caso di Nero, non solo l'identità di "lui" non è chiara dal principio, ma non sarà chiara neppure alla fine. Il protagonista attraversa diverse identità: "l'uomo", Federico Zardo, di nuovo l'uomo, lui, fino all'ingresso dell'"altro Zardo" che torna a rimescolare le carte.
Vi sto confondendo? Questo non è niente.
Presso il grande pubblico, Tiziano Sclavi è conosciuto quasi esclusivamente come "il papà" del celeberrimo Indagatore dell'incubo, Dylan Dog. I suoi romanzi (Tre, Dellamorte Dellamore, il brevissimo Film e lo stupendo Mostri, oltre che lo stesso Nero del 1992) sono scritti in quello stesso stile che abbiamo imparato ad amare dal fumetto.
In Sclavi (come in molti numeri di Dylan Dog, sceneggiati da altri ma coerenti al progetto dell'autore) vediamo ripresentarsi degli inquietanti temi ricorrenti: l'identità stravolta e sostituita, il delitto sposato al delirio, il tema caro e delicato dei "freaks". In Nero vediamo la centralità del primo di questi temi, condito dall'immancabile gusto noir, grottesco più che horror, abbondantemente splatter, tipicamente grandguignolesco. Regina incontrastata è sempre l'Oscura Signora, la morte che domina la scena con la sua presenza inersorcizzabile e pervasiva. Tocco finale, l'onnipresente ironia (e a volte sarcasmo) che sempre caratterizza le battute di Dylan Dog e ritroviamo in tante espressioni del libro. Insomma, Nero si inscrive a pieno titolo in quel filone tipicamente sclaviano, che si contraddistingue per le sue suggestioni inquietanti e oniriche (ovviamente da incubo, e non da sogno!).
Eppure, nonostante l'omogeneità dell'opera al resto della produzione sclaviana, Nero non nasce per essere un romanzo o un racconto tra i tanti. Inizialmente, nelle intenzioni dell'autore c'è scrivere una sceneggiatura per un fumetto a puntate, una sorta di lunga e macabra soap opera cartacea; dei disegni sarebbe stato incaricato Claudio Villa, sebbene alla fine non sia stato possibile portare a termine il progetto.
Cosa resta allora di Nero?
«È una sceneggiatura raccontata minimamente per lasciare molto libero il regista» dice Sclavi. Già, perché la storia del romanzo Nero è inscindibile dalla storia dell'omonimo film. Il regista in questione è Giancarlo Soldi e il romanzo di Sclavi trova così la sua giusta dimensione. Leggendo il libro, infatti, si ha proprio l'idea di scorrere un canovaccio o di seguire da vicino un lavoro di regia; sembra non di leggere ma di ascoltare una voce che ci sta raccontando un film.  «Lentamente si delinea lo skyline di Milano», leggiamo, e ci sembra di vedere l'inquadratura allargarsi e delinearsi. Numerosi flashback e flashforward sono introdotti esplicitamente e scritti in corsivo. I dialoghi sono spontanei e secchi, le descrizioni scarne fino all'assurdo, puri appunti per una futura scenografia.
Eppure, nonostante questa incredibile leggerezza suggestioni e renda la lettura facilissima, non è altrettanto semplice la comprensione del testo. Essendo nato per altri scopi, addirittura, Nero è un romanzo senza finale. Per il film ne è stato appositamente inventato uno, "anzi due", come dice lo stesso Sclavi in un'intervista. E dice anche, dopo aver dichiarato di nutrire ricordi vaghi della stesura di Nero:
«La maggior parte delle cose che ho scritto, fin da ragazzo, le scrivevo da ubriaco. La classica figura dello scrittore alcolista, con la sigaretta, il bicchiere di whiskey e la macchina da scrivere. Ciò mi ha permesso di diventare alcolista, non scrittore!». La solita ironia sclaviana di cui parlavo.
Sclavi è un autore davvero da non perdere, e nel dire questo mi riferisco anche e forse soprattutto al fumetto. Leggendo diversi autori, soprattutto tra i giovani, mi risultano evidenti i prestiti e le influenze sclaviane, nei generi che spaziano dal noir all'horror più scabroso. Si può dire senza tema di essere smentiti che Tiziano Sclavi sia un punto di riferimento per la letteratura di genere degli ultimi vent'anni; di certo, è un autore che ha lasciato un segno molto incisivo nel panorama italiano.
Non aspettatevi di ricevere chiavi di lettura per comprendere meglio Nero, e non nutrite vane speranze in una chiarificazione finale. Lasciate che questa storia vi suggestioni e vi trasporti senza essere troppo razionali. E, naturalmente, accompagnate la lettura con la visione del film. Buona lettura e buona visione!


Francesca, protagonista femminile del film, accompagnata da Federico Zardo (un Sergio Castellitto superlativo come sempre).

«Dissolvenza in nero.»

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